Come lavoro: la Psicoterapia Strategica Integrata
La credenza che la realtà che ognuno vede sia l’unica realtà è la più pericolosa di tutte le illusioni” – Paul WatzlwickL’approccio strategico è centrato sulla modalità con cui la persona, inserita nella propria realtà, interagisce con se stessa e con gli altri.
La sua ideazione e divulgazione si deve al gruppo di ricercatori del Mental Research Institute di Palo Alto, quali Watzlawick, Weakland, Fisch e ai contributi tecnici di Milton Erickson (Watzlawick, Nardone, 1997).
La Psicoterapia Strategica Integrata nasce dai principi teorici della scuola di Palo Alto e rielabora, nella pratica clinica, alcuni punti fondamentali, partendo da un presupposto di integrazione fra gli indirizzi metodologici postrutturalisti di terapia breve strategica con altri approcci di terapia:
- l’approccio di terapia breve focalizzato sul problema
- l’approccio di terapia breve focalizzato sulle soluzioni
- l’approccio narrativo
- l’approccio sistemico-relazionale
- l’approccio analitico
- l’approccio cognitivo-comportamentale
Come lavora lo Psicoterapeuta ad Indirizzo Strategico Integrato
Quando una persona si rivolge ad un clinico, lo fa sulla base di un problema che in passato ha cercato sicuramente di risolvere da solo. Queste tentate soluzioni (che a volte agisce il soggetto stesso, altre volte le persone con le quali intrattiene rapporti significativi) non lo aiutano nella risoluzione del problema; più spesso, invece, contribuiscono alla sua permanenza.
Il sintomo è semplicemente la punta dell’iceberg; limitarsi a classificarlo non darebbe l’opportunità di vedere la sua parte sommersa e non permetterebbe di comprendere come il sintomo risulti essere una strategia personale del soggetto per risolvere un problema. Il sintomo si struttura sulla base di uno stile comportamentale ricorsivo e disfunzionale che produce degli effetti e dei vantaggi al soggetto, causandogli nel contempo sofferenza proprio perché disfunzionale; se un sintomo causasse solo sofferenza, non apparirebbe nemmeno. Il paziente ha una responsabilità nella formazione del suo sintomo: la risoluzione del problema è strettamente legata, quindi, alla possibilità che la persona si dà nel comprendere il perché e in che modo ha strutturato il sintomo e come il suo stile comportamentale contribuisca a sostenerlo.
E’ necessario, quindi, che lo Psicoterapeuta che utilizza questo modello di intervento lavori sul sintomo senza mai dimenticare la persona. Attraverso le narrazioni che il soggetto fa del suo sintomo, infatti, il terapeuta comincia a farsi un’idea del processo d’insorgenza del disturbo e cerca di approfondire le aree che sembrano avere con il sintomo un nesso logico. Aspetti psicodinamici e aspetti strategici si integrano nel lavoro clinico dando rilievo alla storia passata della persona.
Per l’approccio Strategico Integrato, infatti, la storia passata dell’individuo assume una grande importanza, anche se non è assolutamente predittiva del futuro; ha soprattutto lo scopo di dare indicazioni più precise per dare prescrizioni migliori, aderenti al vissuto della persona. Durante tutto il percorso terapeutico viene dato valore sia agli aspetti strategici sia a quelli psicodinamici, che non vengono interpretati, ma riconosciuti ed utilizzati in chiave strategica: transfert e controtransfert sono importanti solo se inseriti e trasformati in azione e vengono utilizzati lavorando sul “qui ed ora”, restituendoli alla persona non in maniera interpretativa, ma come descrizione delle sue modalità di funzionamento.
Per la Terapia Strategica Integrata è fondamentale l’azione, vedere che tipo di condotte e di schemi comportamentali la persona agisce: è attraverso la condotta, infatti, che si può arrivare alla conoscenza di chi chiede aiuto. All’azione segue necessariamente una rielaborazione, una ristrutturazione profonda che coinvolge non solo nuovi comportamenti, ma anche nuovi schemi e soprattutto nuovi significati; il significato non si riferisce all’interpretazione dei comportamenti dell’individuo, ma all’attribuzione di significati tipicamente personali e soggettivi con cui la persona costruisce la propria realtà.
Nell’approccio Strategico Integrato la rielaborazione e la ristrutturazione, hanno importanza tanto quanto l’azione; “il paziente A non è il paziente B”, diceva Milton Erickson e, quindi, il terapeuta, cogliendo gli aspetti psicodinamici e utilizzando la rielaborazione e la ristrutturazione, lavora ritagliando su quella specifica persona l’intervento più adeguato, senza ricorrere a protocolli standardizzati, proprio perché è la sua storia personale che lo caratterizza e lo differenzia da altri.
Il lavoro individualizzato comprende anche l’utilizzo delle prescrizioni: tanto più vengono utilizzate prescrizioni costruite “ad hoc” per quello specifico soggetto, prendendo in considerazioni le sue passate tentate soluzioni e la sua storia personale, tanto più sarà facile attivare le ristrutturazioni.
Per iniziare e portare a termine in modo ottimale un percorso di terapia, è importante che il paziente sia cosciente dell’esistenza di un disagio e che questo disagio sia talmente intenso da richiedere un aiuto. E’ necessario, inoltre, che il paziente possa vivere le crisi come opportunità di apprendimento e a vedere il cambiamento come una crescita. Obiettivo finale della terapia, infatti, è il cambiamento, ponendo una forte attenzione al suo consolidamento. Se il paziente si sperimenta e si stabilizza nel cambiamento, il vecchio sistema di funzionamento disfunzionale è costretto a confrontarsi con nuovi schemi d’azione più funzionali che, in qualche modo, è costretto ad accettare. Più il paziente riesce a replicare il comportamento funzionale, più questo si consolida e più sarà forte la ristrutturazione.
In sintesi, la Psicoterapia Strategica Integrata, attraverso la modifica del comportamento disfunzionale, si pone l’obiettivo di produrre un cambiamento consolidato degli schemi di funzionamento della persona. Viene posta attenzione tanto al “come” il comportamento disfunzionale, quanto al “perché” si è sviluppato. La narrazione del passato del paziente diventa strumento attraverso il quale il terapeuta entra in contatto con gli aspetti strategici e psicodinamici del comportamento disfunzionale, utilizzandoli al fine di creare, attraverso tecniche specifiche, un cambiamento consolidato nello schema di funzionamento del paziente e di costruzione della sua realtà.