Nel novero delle relazioni tossiche e distruttive, quella tra l’empatico ed il narcisista occupa certamente una posizione predominante come potenziale “incastro perfetto”.
Nelle personalità cosiddette empatiche, la sensibilità e l’empatia sono caratteristiche preponderanti, spesso legate a storie familiari problematiche (con genitori narcisisti da nutrire e dover accontentare, con genitori depressi da dover salvare o genitori dipendenti da dover sostenere) con vissuti di “accudimento invertito” ed inevitabile inversione dei ruoli genitore/figlio.
Questo spiega il perché l’empatico è spesso e tendenzialmente attratto dalle personalità problematiche, sofferenti, misteriose, ambigue, “da comprendere” o “da salvare”.
“Non c’è nulla che avvicini le persone più in fretta di una triste e malinconica comprensione”: questa frase di Milan Kundera sembra proprio fare al caso nostro, perchè per un empatico è proprio così che funziona.
Ma questo non significa necessariamente che un empatico “non abbia scampo” di fronte alle personalità patologiche, compresa quella manipolativa del narcisista, tutt’altro; infatti, quando l’empatico, lavorando su se stesso, si rende consapevole di sé e dei suoi possibili incastri patologici, diventa il miglior “segnalatore” di personalità narcisistiche.
Ne diventa talmente esperto da “odorare” un narcisista a chilometri di distanza e di smascherarlo in pochissimo tempo, passando da vittima impotente a potente risorsa di se stesso.
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