“Interamente non ci comprendiamo mai, ma potremmo assai più che comprenderci” (Novalis)
Siamo inclini a pensare che una relazione debba necessariamente basarsi sulla totale comprensione, credendo che solo chi può capire tutto di noi potrà davvero amarci per ciò che siamo.
In realtà non è la comprensione che ci consente di amare ed essere amati, ma l’accoglimento proprio di ciò che non arriviamo a comprendere l’uno dell’altro.
Quando ci innamoriamo ci viene naturale pensare e dire: “Mi capisce in tutto e per tutto, mi sembra un miracolo”: all’inizio di una relazione tendiamo tutti a cercare nell’altro ciò che ci accomuna, perchè questo ci dà la sensazione netta di essere compresi totalmente nel profondo.
Man mano che la conoscenza prosegue emergono però le differenze e ciò che prima vivevamo come completa comprensione lascia spazio ai contrasti, facendo nascere conflitti e incomprensioni.
E’ piuttosto facile sentire il senso di un Noi quando siamo sulla stessa lunghezza d’onda con l’altro, quando la pensiamo allo stesso modo, quando abbiamo gli stessi interessi, bisogni e desideri, quando percepiamo una stessa realtà; molto più difficile è continuare a sentirsi un Noi quando subentrano le naturali divergenze, i conflitti e le umane incomprensioni.
Essere un Noi significa continuare giorno dopo giorno a guardare nella stessa direzione con la consapevolezza che non si potrà mai vedere la stessa realtà e percepire le stesse identiche sensazioni.
Per costruire un Noi non serve comprendersi in tutto e per tutto, ma imparare a scegliersi giorno dopo giorno nel pieno rispetto e accoglimento di ciò che non si arriverà mai a comprendere del tutto l’uno dell’altro.
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