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Il rispetto dei limiti (non solo) in epoca di Covid-19: tra Libertà e Senso di Responsabilità

Il rispetto dei limiti (non solo) in epoca di Covid-19: tra Libertà e Senso di Responsabilità

“Restare a casa” per affrontare e gestire l’emergenza coronavirus: un impegno da mantenere non facile per nessuno e che mette tutti noi nella condizione di vivere umanamente con un senso di pesantezza addosso ed una sensazione di limitazione e riduzione del proprio spazio vitale.

Però, se è vero che queste sensazioni vengono provate da chiunque resti a casa, è altrettanto vero che non tutti danno lo stesso significato a quel #restiamoacasa. In questo periodo di quarantena abbiamo potuto osservare che per alcune persone “Restare a casa” assume un significato di tutela e protezione e per altre, invece, di costrizione, obbligo ed impedimento.

Il diverso modo di “leggere” al #restiamoacasa, la diversa prospettiva da cui si guarda alla quarantena, determina nelle persone un atteggiamento diverso rispetto ai limiti e alle regole che il “Restare a casa” individua e definisce.

Quando ci si trova di fronte a delle regole che si sente essere imposte dall’alto, umanamente si tende alla ribellione; va da sé che se il “Restare a casa” lo si vive come un obbligo imposto, sarà più facile viverlo come un limite ingiusto da poter raggirare o oltrepassare con tutti i mezzi a disposizione.

Laddove, invece, si attribuisce al “Restare in casa” un significato di protezione sarà più facile vivere il limite annesso come opportunità di tutela per sé e per gli altri.

Questo ci fa riflettere sull’importanza dei limiti e di quanto saperli riconoscere, individuare, comprendendone il senso profondo, sia necessario per arrivare a dare struttura, direzione e consapevolezza al nostro agire muovendosi nella costruzione della propria vita con estrema libertà.

Sembra paradossale mettere in  una stessa frase la parola Libertà con la parola Limite, ma lo è davvero solo per chi confonde la condizione di Libertà con la totale assenza di Limiti e di Regole. In realtà, laddove non ci sono regole e limiti regnano solo confusione e caos totale, nemici giurati della possibilità di vivere la propria vita in libertà.

Pensiamo ai bambini… I bambini desiderano giocare e muoversi toccando qualsiasi cosa catturi il loro sguardo e andando ovunque i loro occhi arrivino, non conoscono limiti e non hanno regole; compito dei genitori è quello di educarli per aiutarli a crescere, dandogli dei limiti e dei confini per proteggerli dai pericoli che possono incontrare e delle regole che gli servano da guida, da mappa per orientarsi e non perdersi lungo le molteplici strade che la vita gli porrà davanti.

Limiti e regole ci servono per darci la struttura necessaria per poter scegliere, per poter esercitare il nostro diritto alla libera scelta tra le diverse opportunità che la vita ci offre.

Questa struttura si chiama “senso di responsabilità”.

Quando ci si rende responsabili, quando ci si muove con un senso di responsabilità, le proprie azioni vengono definite ed orientate tenendo conto delle conseguenze possibili di tali azioni e quindi si definiscono automaticamente quei limiti e quei confini da non superare per non creare e crearsi danni.

In questa ottica, agire entro un limite, stabilire un confine da non oltrepassare dandosi una regola comportamentale diventa una scelta dell’individuo, scelta che ne determina la condizione di libertà.

Chi è responsabile, quindi, è anche libero di scegliere!

Chi è libero di scegliere sa che i limiti e le regole non sono il male, anzi… I limiti ci permettono di tutelarci e proteggerci, visto che siamo umani, fragili e mortali… Le regole ci permettono di trovare un ordine nel disordine, un senso di equilibrio nell’instabilità, una struttura stabile nella precarietà della vita.

Ma che succede quando un individuo fa la guerra ai limiti e alle regole, convincendosi che quei limiti e quelle regole sono il male perché “io posso fare quello che voglio, quando voglio e come voglio?

Succede che l’individuo “non ragiona più”, cioè si muove seguendo solo un impulso ad agire non orientato, non pensato, non valutando le conseguenze possibili del proprio comportamento.

Succede che ci si muove facendo “Agiti e non Azioni”, come un bambino non educato, non cresciuto, non cosciente e non consapevole.

In sostanza, non ci si muove in modo responsabile e l’irresponsabilità con la libertà non vanno mica tanto d’accordo!

Cosa vuol dire questo?

Vuol dire che se io dimostro con i miei comportamenti di non essere responsabile, di non essere in grado di scegliere tenendo conto delle possibili disastrose e a volte drammatiche conseguenze delle mie azioni, chi ha il potere di fermare quelle azioni potenzialmente pericolose, l’Autorità preposta a farlo, avrà il dovere a quel punto di obbligarmi a non agire più in un determinato modo (come un genitore fa con il proprio figlio per aiutarlo a crescere in modo sano e tutelato)

E quell’obbligo, quella catena, quella regola, a quel punto imposta, nasce proprio dalla mia incapacità a mettermi da solo dei limiti, dei confini e delle regole, nasce dalla mia irresponsabilità e dal mio totale disinteresse di me stesso e degli altri, nasce dalla mia dimostrata incapacità di autogestirmi senza recare danno a me stesso e agli altri.

In sostanza, in assenza di un senso di responsabilità, inevitabilmente le regole esterne si inaspriscono, diventando più dure, limitanti e rigide, per mantenere una struttura stabile e compatta, un ordine che regoli il caos e limiti la confusione.

Dopo questo lungo periodo di quarantena, siamo tutti appesantiti e tutti non vediamo l’ora di ritornare ad uscire, a riprendere le nostre attività quotidiane, a rivedere i nostri familiari ed amici.

Mai come in questo momento abbiamo desiderato uscire, correre, passeggiare, prendere aria e respirare a pieni polmoni… è comprensibile, è sacrosanto ed è sano desiderarlo!

Ma dobbiamo saper aspettare, pazientare oggi per tornare a rifarlo domani!

E se questo non sappiamo farlo, allora sì che c’è un problema: quello di attribuire un senso e un significato distorto alla condizione di Libertà.

Libertà non vuol dire “Fare come ci pare a seconda di come ci svegliamo la mattina”: quella è Anarchia.

Libertà vuol dire poter scegliere consapevolmente e responsabilmente cosa fare e cosa non fare, valutando le varie opzioni possibili e le possibili conseguenze delle nostre azioni sia su noi stessi, sia sugli altri, seguendo le regole del buon senso, della tutela, del rispetto e del senso civico.

“L’anarchia è ovunque quando la responsabilità non è da nessuna parte” diceva l’antropologo, psicologo e sociologo francese Gustave Le Bon.

Laddove latita la Responsabilità, inevitabilmente langue la Libertà…

“La libertà significa responsabilità: ecco perchè molti la temono” diceva  lo scrittore irlandese George Bernard Shaw.

E Sigmund Freud non la pensava certamente in modo differente quando diceva “La maggior parte delle persone non vuole veramente la libertà, perché la libertà comporta responsabilità, e molte persone hanno paura della responsabilità”.

Ci lamentiamo delle regole imposte, ci lamentiamo dell’obbligo a rimanere a casa senza renderci conto che quelle regole servono a tutelarci e a costruire la strada verso il domani: quei limiti e quelle regole li dovremmo poter scegliere e non limitarci a subirli.

Riflettiamo sul senso di queste restrizioni e rendiamoci conto che in questo momento così delicato e drammatico la durezza e la rigidità di quelle regole ci proteggono non solo dal coronavirus, ma anche dalla nostra superficialità…

Una visione superficiale che impedisce ad alcuni di noi di scegliere liberamente di restare a casa, rendendoci incapaci di autogestirci liberamente, responsabilmente e consapevolmente… come fossimo adolescenti desiderosi e vogliosi di libertà, ma non ancora in grado di gestire quella libertà tanto agognata…
#restiamoacasa

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Author Info

Simona Baiocco

Psicologa Clinica e di Comunità - Psicoterapeuta ad indirizzo Strategico Integrato (Adulti - Coppie - Adolescenti - Gruppo) - Iscr. Albo Psicologi Lazio n. 14455

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