Lo scrittore israeliano David Grossman ha voluto condividere le sue riflessioni su quanto sta accadendo nel mondo a causa del Covid-19 in una lettera tradotta da Alessandra Shomroni e pubblicata su “La Repubblica”.
Sono parole che non posso far altro che condividere, invitando tutti a leggere la lettera integrale alla fonte originale https://rep.repubblica.it/pwa/generale/2020/03/19/news/dopo_la_peste_torneremo_a_essere_umani-251730090/
Qui con voi, però, oggi vorrei fare alcune riflessioni partendo proprio da alcuni stralci della lettera di Grossman.
“… Improvvisamente nelle nostre vite è in atto un dramma di proporzioni bibliche. «E il Signore mandò una mortalità nel popolo» (Esodo, 32, 35). E la mandò in tutto il mondo. Ognuno di noi è parte di questo dramma. Nessuno ne è esente. Nessuno è meno coinvolto degli altri. Da un lato, a causa della natura dell’ecatombe, i morti che non conosciamo non sono che un numero, persone anonime, senza volto. Dall’altro, osservando i nostri cari, avvertiamo quanto ogni essere umano racchiuda in sé un’intera, insostituibile civiltà. L’unicità di ciascuno irrompe con un grido improvviso e, come l’amore ci porta a scegliere un’unica persona fra le tante che transitano nella nostra vita, così fa la coscienza della morte…”
Fino a qualche settimana fa, pur se tutti incollati chi alla televisione, chi al pc e chi allo smartphone alla ricerca di notizie, il Covid-19 sembrava così distante da noi… Poi, nel giro di pochi giorni convulsi, ecco che le nostre vite vengono catapultate in una dimensione altra, mai abitata prima… Risucchiati in un vortice improvviso con le nostre certezze prese a schiaffi e pugni e la nostra ordinaria quotidianità scombussolata… Dapprima increduli, storditi dall’irruenza improvvisa di ciò che sembrava impossibile arrivare fino a poco prima, ci siamo ben presto ritrovati a dover fare i conti con una miriade di emozioni improvvise…
Preoccupazione, paura, ansia, panico, angoscia, rabbia, impotenza, tristezza, dolore, disperazione… Nessuno di noi è immune dal provare tutto questo e mai come in questo momento ci rendiamo conto di essere davvero “tutti nella stessa barca”…
Non ci conosciamo, magari viviamo in parti del mondo così distanti da renderci quasi irraggiungibili, ma il Covid-19 sembra, invece, non avere gli stessi nostri confini territoriali e, con tutta la sua impudenza, ci sta urlando in faccia che quei confini che tanto ci fanno sentire protetti, in realtà, non esistono e che per lui siamo tutti uguali…
L’ha capito il Covid-19 prima di noi e forse è giunto il momento di prenderne coscienza anche noi: ognuno di noi è unico e irripetibile e siamo tutti parti indispensabili di un unico corpo… quello dell’umanità intera.
E come parti di un unico corpo, l’equilibrio di uno è legato all’esistenza dell’altro: siamo interdipendenti, reggiamoci l’uno con l’altro perché insieme l’equilibrio si mantiene meglio!
E’ importante che ognuno di noi in questo momento faccia leva sulle proprie risorse interne non solo per se stesso, ma anche per aiutare chi magari si può trovare in maggiore difficoltà…
E allora non ci facciamo scrupolo a chiamare un amico o chiunque pensiamo possa darci una mano se ci sentiamo giù… per un conforto… per condividere… per uno sfogo… per un pianto… per una risata… sì anche per una risata!
Perchè si può anche ridere… anzi… si deve poter ridere!
“… E sia benedetto l’umorismo, il miglior modo di affrontare tutto questo. Quando riusciamo a ridere del Covid-19 proclamiamo, di fatto, che non siamo completamente paralizzati. Che abbiamo ancora libertà di movimento. Che continuiamo a combattere e non siamo vittime indifese (in realtà lo siamo, ma abbiamo trovato un modo di aggirare questa orribile consapevolezza, e persino di riderne)…”
L’umorismo è un’arma potentissima in grado di dare un contenimento ad ansie, paure e sofferenze. Poter fare dell’ironia e dell’autoironia significa darsi l’opportunità di alleggerire un fardello pesante da dover portare…
Leggerezza e non superficialità…
La situazione è preoccupante e per alcuni di noi è drammatica: c’è bisogno di dare spazio al dolore di chi soffre, un dolore da rispettare e da onorare, ma c’è bisogno di dare spazio anche alla leggerezza, sacrosanta e salvifica…
Ridere e sorridere, sprigionando un effetto catartico e liberatorio che possa esorcizzare la paura e darci maggior carica per affrontare i giorni pesanti e i cambiamenti che verranno.
“… Per molti l’epidemia potrebbe trasformarsi in un evento cardine, fatidico per il prosieguo della vita. Quando si attenuerà, la gente potrà finalmente uscire di casa dopo una lunga quarantena e scoprire nuove e sorprendenti possibilità, generate forse dal contatto con il fondamento stesso della nostra esistenza…”
“… La presa di coscienza della fragilità e della caducità della vita spronerà uomini e donne a fissare nuove priorità. A distinguere meglio tra ciò che è importante e ciò che è futile. A capire che il tempo — e non il denaro — è la risorsa più preziosa… “
“La capacità di immaginare tempi migliori significa che non abbiamo ancora lasciato che l’epidemia e la paura prendano il sopravvento su di noi. C’è quindi da sperare che, quando il pericolo del contagio sarà passato e si respirerà un’atmosfera di risanamento e di ripresa, la gente mostrerà una diversa disposizione di spirito: sarà pervasa da un senso di leggerezza, di nuova freschezza…”
“…È difficilissimo indovinare cosa succederà fino a quel momento. Ma faremmo meglio a continuare a farci domande, come se questo fosse una medicina, fino a che non troveremo un vaccino efficace contro il flagello…”
Tutto questo ci cambierà… tutti!
Nessuno di noi può sapere fin da ora in che modo, ma è indubbio che vivere tutto questo, allo stato attuale delle cose, ci impone già un cambiamento di passo rispetto a prima e probabilmente in futuro, quando la tempesta sarà passata e torneremo a guardare il mondo esterno, le cose ci appariranno diverse perchè i nostri occhi saranno diversi.
Ogni evento che viviamo nella nostra vita viene integrato nel nostro vissuto andando a modificare la nostra struttura, nelle forme e nei contenuti.
Noi cambiamo in continuazione: ogni cosa che ci accade ci cambia e a volte il cambiamento è minimale, ma altre il cambiamento è imponente e questo è ancor più vero quando gli eventi sono importanti e travolgenti… proprio come quello che stiamo vivendo ora.
Questo ci può far provare un timore di ciò che ancora non sappiamo: cosa succederà? Come sarò dopo tutto questo? Come potrò essere uguale a prima?
Domandarsi cosa succederà e come saremo non ha senso in questo momento perchè non c’è risposta oggi che possiamo darci con certezza.
Io, voi, noi tutti possiamo fare solo delle ipotesi, possiamo al massimo dire ciò che desidereremmo fosse il dopo ed impegnarci fin da ora a fare tutto ciò che è in nostro potere perchè quel dopo si realizzi.
Saremo uguali a prima? No, saremo tutti diversi dopo la tempesta, ma questo non ci deve far credere che non saremo più in grado di trovare il nostro equilibrio. Tutt’altro… Potremo trovarne di nuovi, molto più forti rispetto a prima, molto più in sintonia con ciò che ora abbiamo modo di comprendere di noi stessi.
Questa esperienza ci cambierà… Questa esperienza ci sta già cambiando dentro, fin da adesso e ci sta dando, nel modo più crudo e sfacciato, un’opportunità senza precedenti di comprendere quali siano davvero le nostre priorità, di dare un nuovo senso ed un nuovo significato alla nostra vita.
Perché in fondo sono i momenti in cui rischiamo di perdere ciò che è importante per noi quelli più preziosi per la nostra crescita e maturazione, quelli che ci cambiano dentro e che ci spingono a voler essere e diventare persone migliori…
Un’umanità migliore!
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