Per essere davvero una Coppia è necessario costruire giorno dopo giorno una relazione profonda che permetta ai singoli di diventare progressivamente un NOI senza rinunciare alle proprie individualità; questo è ciò che Erich Fromm definisce Amore Maturo differenziandolo da quelle relazione disfunzionali in cui, invece, si vive una forma di Amore Immaturo che non permette in nessun modo di costruire un NOI e quindi non si diventa mai davvero coppia.
L’Amore Maturo si costruisce sulla base della reciprocità e della libertà di Essere.
L’Amore Immaturo, invece, si costruisce sulla base dell’idealizzazione dell’altro: pur di sentirsi amati, si è disposti a preservare il rapporto con l’altro ad ogni costo fino ad annullarsi ed immolarsi per l’altro, per i suoi bisogni e desideri, nel disperato tentativo di non sentire più quel baratro di solitudine interiore.
Non tutti e non sempre si riesce ad afferrare l’abissale differenza tra “Amore Maturo” e “Amore Immaturo” perché per alcune persone ed in particolari situazioni è davvero difficile comprendere che il bisogno d’amore, ciò che viene definito amore immaturo, non ha nulla a che fare con l’amore ma ha un altro nome: dipendenza affettiva.
Laddove l’Amore Maturo libera, l’Amore Immaturo, invece, incatena.
Quante volte ci aggrappiamo ostinatamente all’illusione di amare o di essere amati pur di nutrire il nostro bisogno d’amore?
Quante volte mandiamo avanti rapporti di dipendenza costruiti solo sul bisogno d’amore e non sul sentimento d’amore, pur di non ritrovarci soli, incastrandoci con le nostre stesse mani in relazioni altamente disfunzionali?
Non possiamo costringerci a sentire amore per l’Altro solo perché sentiamo il bisogno d’amare qualcuno e non possiamo pretendere che l’Altro ci ami solo perché sentiamo il bisogno di essere amati da qualcuno.
In questi anni mi è capitato spesso di incontrare nel mio studio coppie in crisi in cerca di soluzioni ai loro problemi; di tutte le coppie che si sono presentate al mio studio per una prima consulenza, non sono certamente poche quelle che hanno deciso di non proseguire con una psicoterapia di coppia.
In molti di questi casi, si tratta di quelle che io definisco “Coppie/Non coppie” o “Coppie in apparenza”, costituite da partners in cui il NOI non è mai stato costruito pur stando insieme da tantissimo tempo.
In coppie di questo tipo, i partners si scelgono per risolvere (o per meglio dire per compensare) dei forti e profondi disagi personali e si concentrano più sulla costruzione di una famiglia che non sulla costruzione della coppia, spinti principalmente da una motivazione legata più all’accettazione sociale che alla presenza di un forte e reale sentimento d’amore.
Coppie così formate, pur vivendo con un senso di apatia di fondo, possono andare avanti per molto tempo, spesso per l’eternità.
A volte, però, succede che uno dei due partner cominci a percepire un senso di vuoto ed insoddisfazione e a sentire il bisogno di quella vitalità e passione che in coppie di questo tipo sono totalmente assenti.
La “Coppia in apparenza” entra così in crisi, una crisi che grida ad un cambiamento radicale della relazione e che impone una vera e propria rivoluzione nell’ambito della “Coppia/Non coppia”.
Certamente ogni crisi di coppia parla della necessità di un cambiamento, ma nelle “Coppie/Non coppie” questo significa entrare in contatto con una realtà difficile da digerire: prendere coscienza dell’inconsistenza della relazione, nonostante i tanti progetti realizzati insieme (figli e famiglia compresa) e assumersi la diretta responsabilità di aver co-costruito una relazione di questo tipo.
E’ una realtà che poche volte le “Coppie/Non coppie” riescono ad accettare e spesso fuggono “a gambe levate” quando gli si presenta davanti.
Questo tipo di coppie, infatti, si presentano al primo colloquio poco propense a comprendere realmente le loro dinamiche e a lavorare su se stesse; spesso, invece, cercano qualcuno che gli dia una ricetta della felicità (con tanto di dosi ingrediente per ingrediente), per lo più convinte di “poter aggiustare” la loro relazione in pochi incontri e senza un grande sforzo da parte loro.
Questo accade principalmente perché le “Coppie in apparenza” sono abituate a guardare a quelli che sono gli aspetti più pratici della relazione e assolutamente poco avvezze a guardare agli aspetti più emotivi e sentimentali; parlano di sentimenti e di amore, ma senza attribuirgli un significato emotivo, continuando a fare riferimento ai tanti progetti realizzati insieme più come un’azienda che come una coppia.
Sono poche le coppie che, una volta entrate in contatto con l’assenza totale del NOI, decidono di investire davvero nella terapia di coppia.
Per molte di esse è più facile continuare a darsi la colpa vicendevolmente, a credere che il problema sia nelle mancanze dell’altro; più difficile, invece, accettare che il vero problema nella relazione in essere è nella mancanza di un vero senso del NOI che non si è mai costruito a partire dall’inizio della relazione stessa.
Lavorare in terapia per questo tipo di coppie significa comprendere che stare insieme, vivere insieme, avere una famiglia insieme, aver fatto dei figli insieme non basta per definirsi un NOI… È scomodo tanto dirlo quanto sentirselo dire ma questo è che piaccia oppure no.
Lavorare in terapia per le “Coppie/Non coppie” significa conoscersi realmente e profondamente, capire se davvero si desidera “essere con l’altro” per costruire per la prima volta davvero insieme quel NOI tanto agognato e rischiare anche di scoprire di non essersi mai voluti e desiderati pur avendo costruito tanti progetti insieme.
È faticoso, pesante e difficile ammettere a se stessi di aver co-costruito una relazione di dipendenza con l’Altro e non una relazione d’amore con l’Altro; ammetterlo è sicuramente un atto di coraggio che diventa necessario fare se si vuole imparare ad amare ed essere amati in modo autentico e sano.
In conclusione di questo articolo, vi lascio alle bellissime ed illuminanti parole di Erich Fromm che ci fanno ben comprendere che “Amare è un’arte”.
L’amore infantile segue il principio: amo perché sono amato. L’amore maturo segue il principio: sono amato perché amo. L’amore immaturo dice: ti amo perché ho bisogno di te. L’amore maturo dice: ho bisogno di te perché ti amo…
Amore come soddisfazione reciproca e amore come “cooperazione”, come rifugio alla solitudine, sono le due “normali” forme della disintegrazione dell’amore nella società occidentale moderna, la patologia socialmente schematizzata dell’amore.
Amare qualcuno non è solo un forte sentimento, è una scelta, una promessa, un impegno.
Sembra un paradosso, ma nell’amore due esseri diventano uno e tuttavia restano due.
L’amore, sentito così, è una sfida continua; non è un punto fermo, ma un insieme vivo, movimentato, anche se c’è armonia o conflitto, gioia o tristezza, è d’importanza secondaria dinanzi alla realtà fondamentale che due persone sentono se stesse nell’essenza della loro esistenza, che sono un unico essere essendo un unico con se stesse, anziché sfuggire se stesse…
(Erich Fromm)
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