La libertà di Essere se stessi passa necessariamente per la possibilità di sviluppare la propria Indipendenza, ma spesso tendiamo a confondere l’Indipendenza con l’Autonomia, pensando erroneamente che basti sviluppare una sana Autonomia per sentirsi e definirsi Indipendenti.
Possiamo definire l’Autonomia come la capacità di saper e poter Fare le cose da soli e definire l’Indipendenza come la capacità di saper e poter Essere se stessi, ovvero saper e poter vivere secondo le proprie regole. tenendo conto del pensiero, delle azioni degli altri, ma non facendosi condizionare da essi.
Per comprendere più approfonditamente le differenze tra Autonomia ed Indipendenza proviamo a focalizzare la nostra attenzione su alcuni aspetti fondamentali del percorso di crescita di ogni essere umano.
Nelle prime fasi di vita il bambino manca sia di Autonomia, sia di Indipendenza: non sa camminare, non sa parlare, non può svolgere nessuna azione orientata senza l’ausilio di un adulto e la sua intera esistenza dipende da quanto altri facciano o pensino per lui.
Man mano che cresce, il bambino comincia a camminare, a parlare e a poter svolgere da solo alcune azioni a lui necessarie: il bambino comincia, così, ad acquisire sempre più Autonomia nella sua esistenza, ma non per questo può essere definito indipendente da quanto altri facciano o pensino per lui.
Ad una crescita sempre più forte dell’Autonomia, quindi, non corrisponde necessariamente una crescita in termini di Indipendenza: pur avendo capacità e risorse autonome, il potere decisionale di un bambino, la sue responsabilità e la sua libertà è necessariamente condizionata e limitata dai suoi genitori, ovvero dalle persone dalle quali la sua esistenza dipende.
La mancanza di Indipendenza nel bambino è funzionale alla sua stessa sopravvivenza: l’adulto lo percepisce fragile, insicuro e bisognoso di cure e attenzioni e questo permette all’adulto di sviluppare quei sentimenti di accudimento e di tenerezza necessari per potersi prendere cura di lui; il bambino, pur sempre più autonomo man mano che cresce, dipende necessariamente delle cure dei suoi genitori per poter crescere in modo sano.
Nell’infanzia, quindi, grazie a quello che viene definito come il primo processo di separazione/individuazione, ogni individuo può sviluppare le proprie capacità di Autonomia (aumentandole e rinforzandole sempre più crescendo), ma non può già poter sviluppare la capacità di Indipendenza; si deve arrivare all’adolescenza ed al secondo processo di separazione/individuazione per cominciare a creare i presupposti e le basi per lo sviluppo della propria Indipendenza e della propria libertà di Essere.
In adolescenza, infatti, il “non più bambino” comincia a differenziarsi dalle figure genitoriali attraverso un processo di ribellione, iniziando, così, a svincolarsi dal sistema di regole imposte da cui dipende. Ovviamente questo non significa che l’adolescente sia indipendente, ma che il suo percorso verso l’indipendenza inizia proprio attraverso quelle condotte ribelli, necessarie a permettergli di differenziarsi e ad individuarsi rispetto alle figure di cui sente comunque il bisogno; bisogna attendere l’accesso all’età adulta per avere la piena possibilità di vivere secondo le proprie regole e quindi non più dipendenti dalle figure genitoriali.
Abbiamo quindi compreso che la possibilità di diventare persone adulte, autentiche e davvero indipendenti, passa necessariamente attraverso lo svincolo dalle proprie figure genitoriali per autorizzarsi alla libertà di Essere, ma non dobbiamo pensare che questo importantissimo processo di differenziazione ed individuazione sia facile e scontato, tantomeno uguale per tutti… tutt’altro.
Nel percorso di crescita per diventare adulti, lo sviluppo dell’Autonomia e dell’Indipendenza in ognuno di noi risente dei propri vissuti e delle differenze individuali: a fronte di individui che sembrano avere un’innata predisposizione all’indipendenza, ce ne sono altri che tendono per caratteristiche individuali ad essere meno “ribelli”.
Inoltre, lo sviluppo dell’Autonomia e dell’Indipendenza può essere facilitato o, al contrario, ostacolato dal proprio sistema familiare di appartenenza: a fronte di famiglie che rinforzano il processo di separazione sostenendo lo svincolo e la differenziazione, ce ne sono altre che lo vivono con grande angoscia, come fosse un abbandono, impedendo, quindi, lo svincolo e sostenendo, così, l’omologazione e la dipendenza.
Certamente per riuscire a vivere la propria Indipendenza ci si deve poter distanziare dall’altro, ma il concetto di distanza non è da intendere in termini fisici, quanto invece psicologici: ci si distanzia dall’altro in termini di identità, di scelte, di responsabilità, di sistema di valori e di regole, mettendo dei confini che servono a delimitare ciò che rappresenta me, la mia identità, la mia volontà, ponendo così una differenziazione con quella altrui.
Quando l’individuazione di sé viene percepita come pericolosa, il processo di costruzione della propria Indipendenza risulta estremamente difficoltoso.
Ma come è possibile pensare di vivere la propria individuazione come pericolo? Questo può succedere quando nella crescita si struttura la convinzione che differenziarsi dalle figure genitoriali sia ingiusto e sbagliato e che il legame affettivo possa essere distrutto dallo svincolo.
In sostanza, quando lo svincolo è vissuto come abbandono (e non come sana differenziazione ed individuazione di sé), il desiderio di essere liberi ed indipendenti può essere vissuto con forte angoscia e numerosi sensi di colpa, fino ad arrivare, in alcuni casi, a strutturare una sintomatologia specifica (ansia, panico, disturbi psicosomatici, depressione…)
Il mancato svincolo rende impossibile il raggiungimento dell’Indipendenza e della libertà di essere se stessi e questo necessariamente influenza anche le relazioni affettive: le persone che hanno difficoltà di svincolo, infatti, tendono a riproporre la stessa dinamica di dipendenza nelle proprie relazione affettive e a costruire, quindi, relazioni affettive di tipo dipendente (di dipendenza o di codipendenza).
E’ indubbio che lo svincolo dalle proprie figure genitoriali e dal sistema familiare di origine sia un processo tutt’altro che facile, ma è altrettanto vero che sia necessario per la costruzione della propria libertà di Essere. Per arrivare ad essere davvero indipendenti si deve poter accettare la possibilità di differenziarsi dal proprio sistema familiare, non evitando il conflitto, ma lavorando per risolverlo. Spesso all’origine del mancato svincolo, infatti, c’è la paura di entrare in conflitto con le proprie figure di riferimento; è solamente accettando la possibilità di entrare in conflitto con il proprio sistema familiare di appartenenza che si può arrivare alla individuazione di sé.
Siamo abituati a pensare ai conflitti in termini di scontro, rottura e distruzione, ma poco inclini a vivere i conflitti come processi evolutivi necessari alla crescita e alla costruzione della propria Indipendenza. Laddove c’è conflitto c’è differenziazione e opportunità di crescita; non è il conflitto ad essere negativo, semmai è il modo in cui scegliamo di affrontarlo che lo rende positivo e costruttivo oppure negativo e distruttivo.
In un sistema familiare che vive la differenziazione in modo sereno, come normale e sana evoluzione dei propri componenti e non come un tradimento, ci sarà più apertura verso nuovi e alternativi modi di essere, di pensare, di sentire e si sarà in grado di accogliere la diversità in tutte le sue sfaccettature; in un sistema familiare di questo tipo, il percorso di costruzione della propria Indipendenza sarà agevolato dalla possibilità di entrare in conflitto in modo sano, attivando un confronto e risolvendo, quindi, il conflitto con la costruzione di un legame affettivo rispettoso delle individualità e delle differenze.
Al contrario, in un sistema familiare che tende all’omologazione dei propri componenti, ogni tentativo di differenziazione sarà vissuto come una minaccia al proprio equilibrio e alla propria armonia; in un sistema familiare di questo tipo, il percorso di costruzione della propria Indipendenza sarà ostacolato dall’impossibilità di entrare in conflitto attraverso il confronto e dal viverlo come uno scontro e una guerra. In questi casi, il conflitto non sembra mai trovare una risoluzione in termini di crescita e di evoluzione, ma diventa il campo di battaglia di una lotta di potere dove se vince l’uno perde l’altro e viceversa.
Il processo di individuazione di sé e di costruzione della propria Indipendenza, quindi, può essere più o meno agevolto o ostacolato a seconda delle dinamiche del proprio sistema familiare di appartenenza; laddove ci siano forti resistenze alla differenziazione, il processo di svincolo può risultare così difficoltoso da non permettere alla persona di individuarsi e differenziarsi, non sentendosi nel pieno diritto di essere se stessa, pena la distruzione dei propri legami affettivi.
Il prodotto di un mancato svincolo non è necessariamente l’omologazione forzata al proprio sistema di origine, con annesso vissuto di sudditanza psicologica alle proprie figure genitoriali (in cui l’ansia “la può fare da padrona”); a volte, infatti, il vincolo prende la forma di una lotta di potere, di una guerra senza fine con il proprio sistema familiare.
Spesso, infatti, possiamo erroneamente pensare che svincolarsi significhi fare ed essere l’esatto contrario delle proprie figure genitoriali. E allora può succedere di passare anche un’intera vita condizionati dal creare una forzata distanza a dimostrazione della propria indipendenza, con annesso vissuto di solitudine, rabbia e frustrazione (in cui i sentimenti depressivi “la possono fare da padroni”). Quindi, la forzata differenziazione porta allo stesso punto di una forzata omologazione: ad una dipendenza emotiva che non lascia spazio allo sviluppo di una propria autentica identità.
Il mancato svincolo dal proprio sistema familiare risulti essere una delle principali cause nella strutturazione di problematiche di dipendenza nelle proprie relazioni affettive; se non si impara ad individuarsi e a differenziarsi autenticamente, quindi, sarà difficile imparare a costruire relazioni affettive sane e mature dove sentirsi accolti, amati e visti per ciò che si è nel proprio profondo essere.
Non ci può essere Libertà di Essere senza la costruzione della propria Indipendenza.
Non ci può essere Indipendenza senza la capacità individuarsi.
Non ci può essere Individuazione senza la possibilità di differenziarsi.
Non ci può essere Differenziazione senza operare uno svincolo emotivo dalle proprie figure di attaccamento.
Non ci può essere Svincolo senza la possibilità di entrare in conflitto con il proprio sistema familiare.
Non ci può essere Crescita se non si impara a vivere il conflitto come conoscenza di sé e degli altri diversi da sé.
In sostanza, non ci può essere Indipendenza se si evitano i conflitti, nè se si vivono i conflitti come guerre senza fine, ma solamente se si accoglie la possibilità di entrare in conflitto attivando un confronto (e non uno scontro) ed accettando il rischio di scontentare le aspettative altrui.
E’ solo affrontando il timore di non piacere, di deludere, di scontentare che possiamo darci l’opportunità di crescere ed evolvere in direzione del nostro benessere, costruendo così la strada verso la piena Libertà di Essere se stessi.
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