Gioia… Rabbia… Tristezza… Disgusto… Paura… Sorpresa…
Cosa hanno in comune queste emozioni così diverse tra loro?
Sono le 6 emozioni definite primarie, innate e culturalmente universali, quindi presenti sin dalla nascita ed universalmente individuabili e riconoscibili dalle espressioni facciali ad esse associate.
Le emozioni definite secondarie si sviluppano successivamente, nascono dalla combinazione delle emozioni primarie e vengono espresse in modi diversi in quanto influenzate dalla cultura di appartenenza.
Le emozioni sono tutte adattive, sia quelle primarie sia quelle secondarie, in quanto ci permettono di adattarci al mondo esterno ed hanno tutte una funzionalità specifica.
Questo ci permette di comprendere quanto il definire “negative” alcune emozioni sia fuorviante e scorretto (semmai è il modo in cui gestiamo le emozioni o non le gestiamo affatto a poter essere definito negativo) e di come sia preferibile definirle, eventualmente, “piacevoli/spiacevoli” da provare.
Mi piace pensare alla conoscenza delle emozioni umane come ad una sorta di viaggio esplorativo in terre affascinanti e primitive, ricche di risorse e opportunità.
Imparando a conoscere le proprie emozioni, le persone imparano a capire la loro natura e la loro essenza: questo è il motivo principale per cui dedico alle emozioni molta parte dei miei articoli.
In alcuni articoli precedenti ci siamo occupati di conoscere più da vicino l’emozione della Rabbia, l’emozione della Tristezza e l’emozione della Noia; oggi ci occuperemo di approfondire la conoscenza dell’emozione PAURA.
La paura è un’emozione normale da provare, esattamente come tutte le umane emozioni e nostra compagna di vita in tutte le sue molteplici forme.
La paura non solo è normale da provare, ma ha anche una sua utilità, una sua funzione specifica: ci consente, infatti, di percepire i rischi tangibili a cui ci esponiamo con i nostri comportamenti e di adattarci alle situazioni adottando le opportune strategie di sopravvivenza in presenza di un pericolo effettivo.
Di fronte ad un pericolo o ad una reale minaccia l’emozione della paura ci consente di attivarci rispondendo allo stimolo attraverso i seguenti comportamenti:
- l’attacco,
- l’evitamento/fuga
- il blocco.
Prendiamo ad esempio tre diverse situazioni di vita quotidiana per comprendere meglio queste tre differenti reazioni:
- Sto passeggiando e inciampo perdendo l’equilibrio: la paura di cadere mi fa agire tempestivamente facendomi aggrappare prontamente ad un sostegno (Attacco)
- Sto passeggiando e mi sta per cadere addosso un ramo: la paura che possa colpirmi mi fa agire prontamente facendomi scansare per evitarlo (Evitamento/Fuga)
- Sto passeggiando e devo attraversare una strada trafficata: la paura che le auto possano investirmi mi fa fermare immediatamente dandomi modo di procedere cautamente (Blocco)
Questi tre semplici esempi fanno comprendere come, in assenza della paura, non avremmo la possibilità di attivare tutti quei comportamenti utili a proteggerci da situazioni nocive o rischiose che potrebbero provocarci un danno.
Ma allora dobbiamo pensare che la paura è sempre adattiva? Non sempre… per esempio, non lo è quando il pericolo non è presente e reale, oppure quando la sua intensità non è commisurata allo stimolo, ma esagerata rispetto all’effettivo pericolo.
Quando la situazione in cui siamo non ha nulla di pericoloso, ma noi percepiamo una sensazione di paura, mettendo in atto i comportamenti annessi di cui abbiamo parlato sopra, allora parliamo di disturbo d’ansia o di panico.
La sensazione di paura, a volte, può essere associata ad uno stimolo o ad una situazione specifica ed essere talmente forte ed intensa da far scattare immediatamente ed in automatico la strategia dell’evitamento, arrivando a sviluppare, in alcuni casi, un disturbo fobico.
Ma perchè, se non siamo effettivamente in pericolo, arriviamo a sentire la paura? Perché quella paura immotivata fa capolino pur se non utile a proteggerci in quel momento da un effettivo pericolo esterno?
In realtà, anche quel tipo di paura è lì per un motivo, ma non per segnalarci un pericolo esterno…
Quel tipo di paura immotivata ci sta parlando di qualcosa interno e non di esterno, qualcosa che identifichiamo come pericoloso in noi; ci sta parlando della paura che abbiamo delle nostre umane paure e di ciò che noi percepiamo come nostri limiti e mancanze.
Quando abbiamo paura delle nostre paure, cioè quando alle nostre paure non gli diamo dignità, uno spazio per accoglierle, noi le rifiutiamo, mettendo in atto tutti quei comportamenti tesi ad evitare di sentire la paura.
Ma non dobbiamo pensare che sia solo l’ansia, il panico o la fobia ad indicarci la paura delle nostre paure; paradossalmente, anche chi ostenta la mancanza di paura ha in realtà paura delle proprie paure.
L’incoscienza e il panico, infatti, sono delle opposte strategie di evitamento della paura, “due diverse facce della stessa medaglia”; anche se sembrano essere così inconciliabili, in realtà si muovono entrambe verso un obiettivo comune: mettersi in salvo dal provare il senso di paura.
L’incosciente è quello che dice: “Faccio tutto quello che mi pare perché io non ho paura di niente. Sono coraggioso e quindi a me non succederà mai niente di male.”
L’incosciente non è minimamente in contatto con le sue paure e si sente forte perché crede di non avere paure: in realtà, non è vero che non le prova, ma le respinge, le nasconde dietro una apparente corazza di pseudo sicurezza, molto fragile in realtà, destinata a crollare nel momento in cui il pericolo lo raggiunge, lasciandolo, a quel punto, totalmente in balia della situazione.
Chi si fa prendere dal panico, invece, dice: “Non sono coraggioso perché ho paura e se ho paura non sarò mai capace di affrontare la vita, quindi devo mettermi al sicuro in un posto dove io possa non sentire più paura”.
Chi si fa prendere dal panico si muove chiudendosi progressivamente alla vita, chiudendosi dentro una roccaforte, una bolla di pseudo sicurezza. Ovviamente anche questo tipo di sicurezza è fallace e destinata a crollare nel momento in cui il pericolo lo raggiunge.
Sia l’incosciente, sia chi si fa prendere dal panico non costruiscono un rapporto sano con le proprie umane paure, togliendosi l’opportunità di imparare qualcosa di buono e funzionale da esse.
Condividere le proprie paure, chiamarle ad alta voce, riconoscerle, dargli un nome, capire la diversa forma ed il contenuto di ogni nostra umana paura è necessario per renderci consapevoli dei nostri limiti e per imparare a vivere e ad affrontare le diverse situazioni in compagnia delle nostre umane paure che ci saranno sempre e ci accompagneranno in tutto il nostro percorso di vita.
Da quando nasciamo la paura vive in noi e con noi: crescendo alcune paure ci lasciano, altre invece, inesistenti in giovinezza, fanno la loro comparsa nella maturità ed altre ancora cambiano solo forma; e poi ci sono quelle paure che vengono scatenate da situazioni imprevedibili, improvvise, preoccupanti e rischiose
Non chiudiamo la porta alle nostre paure, impariamo piuttosto a riconoscerle, ad esprimerle, a condividerle, senza vergognarci e senza pensare che questo significhi non essere coraggiosi… tutt’altro!
Il coraggio si misura dalla capacità di saperci stare con le proprie paure e di andare avanti in loro compagnia.
Il Coraggio non è una dote innata che qualcuno ha e qualcun altro no; è una scelta e si costruisce nel tempo.
Coraggiosi non si nasce…
Coraggiosi si diventa imparando a stare e ad ascoltare le proprie paure….
Possiamo imparare tutti ad essere coraggiosi, nessuno escluso!
Ed allora… Spalle dritte, testa alta e sguardo in avanti… Le gambe tremano… Tanto? Poco? Non importa perchè va tutto bene!
Sì, va bene anche così, anche con le gambe che tremano; è normale che tremino! Non significa che non ce la faremo… Significa solo che siamo umani!
Significa che ci teniamo a ciò che abbiamo e che siamo consapevoli dell’importanza di ciò che possiamo perdere e che non vogliamo assolutamente perdere!
Concludo questo articolo con le sagge e vibranti parole di un uomo che del coraggio di affrontare la paura è stato ed è un esempio per tutti noi…
“E’ normale che esista la paura, in ogni uomo, l’importante è che sia accompagnata dal coraggio. Non bisogna lasciarsi sopraffare dalla paura, altrimenti diventa un ostacolo che impedisce di andare avanti” (Paolo Borsellino)
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